P. Paolo M. Siano
«Teologia della liberazione» anno 1971
Quattro anni fa (2013) lessi in un articolo on-line: «Tra Vaticano e Teologia della Liberazione scoppia la pace.
Dopo le condanne degli anni Ottanta, gli eccessi e le incomprensioni, la TDL
ottiene piena cittadinanza nella Chiesa»[1].
La notizia mi lasciò un po’
perplesso ma non ci badai troppo, preso com’ero da altre priorità. Poi, uno o due anni dopo, mi capita tra le
mani il libro «Teologia della liberazione. Prospettive», Queriniana, Brescia 1972,
ossia la versione italiana di «Teologia de la liberacion. Perspectivas»
(1971), il cui autore, P. Gustavo
Gutierrez OP (vivente), è uno dei padri fondatori di quella “teologia”. Leggendolo
mi sono convinto che le radici di quella Teologia
della Liberazione (TdL) anno
1971, quella “delle origini” per intenderci, attingono non solo o non tanto
da un certo filo-marxismo, quanto piuttosto da quella che oso definire GNOSI NEO-MODERNISTA. In
queste poche righe espongo in modo schematico e sintetico quelli che ritengo gli
elementi fondamentali di «Teologia
della liberazione» anno 1971 (neretto mio), che citerò con la
sigla TdL-1971. Non so se P. Gutierrez sostenga tuttora i punti che
vengo a esporre. Mi interessa piuttosto
porre in rilievo che ancora oggi, a distanza di circa 40 anni, certi ambienti
ecclesiali e teologici (non necessariamente della TdL) sembrano proprio
ispirarsi a quei punti. Eccoli.
1) Pregi incerti
e apparenti.
È lodevole lo zelo dell’Autore e di tanti altri cristiani per
la «liberazione» dell’America Latina dallo stato oggettivo di oppressione e
sfruttamento, il loro anelito alla solidarietà con gli oppressi (p. 6). Nel
libro si parla di: Gesù, redenzione, Vangelo, Regno di Dio, escatologia... Purtroppo queste
bellissime parole sono inserite nel quadro di un’ermeneutica problematica,
animata da princìpi e pregiudizi ideologici in antitesi con la sana metafisica,
con il Dogma della Fede, con l’autentica Teologica cattolica e con la vita
della Chiesa.
2) Maestri per la TdL-1971
Sono autori in distonia con la sana filosofia metafisica e
con la teologia cattolica: Cartesio, Kant,
Hegel, Marx, De Lubac («Surnaturel»,
1947), Karl Rahner, Schillebeckx, Cox, Metz, il
guerrigliero spretato P. Camillo Torres... (pp. 23-25, 36-37, 78-79, 256, 262).
3) Rottura
col passato. Progressismo & “new age”
Secondo la TdL-1971: «Diventa necessaria una revisione radicale di quello che è
stata e che è attualmente la chiesa» (p. 248). La Chiesa deve uscire da un’ottica costantiniana ed
«ecclesiocentrica», non deve ripiegarsi su stessa ritenendosi «il luogo esclusivo
della salvezza» e «l’unica depositaria della verità religiosa»... Occorre una «rottura» da tale mentalità
del passato preconciliare (pp. 252-256). Occorre «fiducia nel futuro»; l’uomo di oggi deve guardare a «l’uomo di domani»... Si sta entrando in
«una nuova era»; si è in attesa di
una «epifania dell’uomo» (p. 209)...
La teologia dev’essere «teologia del
futuro» per costruire un mondo
migliore (pp. 24-25)... La TdL-1971 vuole «la creazione di un uomo nuovo» (pp. 144, 185, 210), uomini nuovi «all’altezza del nuovo mondo» che verrà (p. 145). Ma è
necessaria «una rottura con le
nostre categorie mentali» (p. 204), «una
nuova coscienza ecclesiale» (p. 251), per
liberarsi del tutto dalla «mentalità tradizionale», dall’«esclusivismo»
dell’«Extra Ecclesia nulla salus» (pp. 59-61) e dal «narcisismo ecclesiastico» che
cerca ancora condizioni favorevoli all’azione della Chiesa nel mondo (p.
62)...
4) Teologia
liquefatta tra criticismo, gnosi e immanenza
Accogliendo la “filosofia
trascendentale” di Karl Rahner, la teologia è concepita (anche da TdL-1971)
come una sistematica e permanente riflessione
critica su se stessa, sui propri
fondamenti, sulla Chiesa, sulla società (pp. 20-21). La teologia, per la TdL-1971,
dev’essere finalizzata alla liberazione sociale, alla liberazione della Chiesa e
dell’uomo dal «feticismo» dottrinale
e dal «narcisismo» (p. 22), poiché (sempre secondo TdL-1971) una teologia legata a verità definite per
sempre, diventa sterile (pp. 22-23)... Un
Gesù ieratico, sacrale, teologico, trascendente, non è umano, non è storico,
non è reale (p. 227)...
5)
Irreversibilità e positività
della secolarizzazione e dell’apertura al mondo
La Chiesa deve prendere «coscienza del mondo» e nel mondo (pp. 258-260). «La chiesa è del mondo; in un certo
senso, la chiesa è il mondo» (pp.
78-79). L’apertura al mondo è
irreversibile (p. 273). Per rinnovarsi la Chiesa deve «convertirsi a questo mondo» (p. 258). Il primato spetta all’azione, all’esistenza cristiana, non alla
dottrina o all’ortodossia... La
Chiesa si è preoccupata per secoli «di formulare delle verità» invece di costruire «un mondo migliore»...
La pastorale della chiesa non si deduce
dalla dottrina o dalla teologia (p. 21)... La secolarizzazione
antropocentrica (distacco dalla tutela religiosa e metafisica) è processo irreversibile che «favorisce una
maggiore pienezza cristiana» (pp. 71-72) e «se prima si aveva la tendenza a
vedere il mondo partendo dalla chiesa, oggi si nota quasi il fenomeno inverso: la chiesa è vista partendo dal
mondo» (p. 72).
6)
«Antropocentrismo» & Gnosi
La teologia dipende
dal divenire storico della Chiesa. La TdL-1971 si fonda sulla “svolta
antropologica” di Karl Rahner (pp. 11.15-16) secondo cui ogni uomo, è già tempio di Dio, è già in grazia di Dio, dunque non
esiste più l’uomo profano (pp. 189-191), e ogni uomo è già salvo. Ogni uomo. Nell’ottica rahneriana e della TdL-1971
cade «la distinzione dei piani»:
Chiesa e mondo, chierico e laico, sacro e profano, naturale e soprannaturale...
La distinzione, oggi, è ritenuta rigida,
superata, priva di dinamismo... Così i confini tra i due termini «diventano
più fluidi», per cui il
soprannaturale e naturale si identificano, l’uno diviene l’altro... La grazia (soprannaturale) è già in ogni
uomo, ogni uomo è già «segnato dalla grazia». Ecco allora il «cristianesimo anonimo»! Non ha più senso parlare di ‘fine
soprannaturale’, ‘vocazione soprannaturale’. L’impegno (naturale) di
liberazione socio-politica assume de
facto valore (soprannaturale)
salvifico, escatologico (pp. 63-80)... «Se l’umanità, se ogni uomo, è tempio vivo di Dio, allora incontriamo Dio nell’incontro
con gli uomini, nell’impegno col divenire
storico dell’umanità» (p. 191).
7) Peccato = ingiustizia sociale e povertà
Gutierrez sembra ridurre il «peccato» a «fatto sociale», a sfruttamento
politico, economico e sociale dell’uomo e dei popoli. Combattere il peccato
vuol dire lottare contro questo sfruttamento, realizzare «una liberazione
politica» (pp. 180-181). I peccati individuali, anche se gravi, sembrano non
avere alcuna importanza per la TdL-1971.
Gutierrez osserva che nella
Chiesa si assiste a una più radicale testimonianza di povertà, specie in
ambienti religiosi di nuova fondazione (p. 281). Eppure, secondo lui, vedere la povertà come un ideale positivo
ed evangelico contraddice lo sforzo di eliminare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo... Secondo Gutierrez, la Bibbia condanna la povertà materiale (pp. 281-283)...
Espressioni come “chiesa dei poveri”, usata da San Giovanni XXIII, hanno sapore paternalistico (p. 285)... Secondo
Gutierrez la povertà cristiana deve consistere
nella solidarietà coi poveri per lottare con essi contro la povertà, la
miseria, l’ingiustizia (pp. 296-297). La conversione, nella spiritualità TdL-1971,
è convertirsi all’uomo oppresso (p. 204).
8) Escatologia immanente
Nonostante le buone intenzioni conclamate dall’Autore, l’escatologia
sembra de facto ridotta all’immanente,
all’impegno di liberazione socio-politica. Sembra che i Novissimi non abbiano
più senso né incidenza negli schemi della TdL-1971 (pp. 150, 170, 211-220).
«Appare chiaro, oggi, che la finalità della chiesa non è di salvare nel senso
di “assicurare il cielo”» (p. 251).
Una riflessione.
Concludo
queste brevi note con una riflessione personale, ma credo condivisa anche da
altri.
Gli ecclesiastici, i religiosi e i laici che in questi
lunghi decenni hanno assimilato ben bene i princìpi TdL-1971
sopraesposti (tutti o in parte), non possono non augurarsi che noi Francescani
dell’Immacolata (FI) di P. Manelli, Frati e Suore, agli antìpodi da una tale
TdL (es.: in fatto di dogmatica, liturgia, marianità, spiritualità, vita
consacrata, povertà comunitaria, apostolato...), veniamo “ri-formati”, ossia deformati
(anzitutto nella forma mentis e nel
nostro essere e agire come FI) e, de
facto, progressivamente annientati.
L’Immacolata, novella Ester, protegga i Suoi figli devoti!
P. Paolo M. Siano
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