Si è tenuta ieri Martedì 28 Marzo presso il Teatro Santo Spirito a Ferrara la conferenza di Gianpaolo Barra "Essere cattolici nel tempo del relativismo". Fondatore e già direttore della rivista di apologetica "Il Timone", Barra ha attirato un pubblico di circa 100 persone che hanno applaudito a lungo al termine dell'incontro. La conferenza è disponibile sull'account Facebook degli Amici del Timone di Ferrara.
martedì 28 marzo 2017
lunedì 20 marzo 2017
Uno strano dialogo: «Noi cattolici noi massoni»
P. Paolo M. Siano FI
Uno strano dialogo: «Noi cattolici noi
massoni» (Atanòr, Roma 1980)
Da diversi decenni fino al presente, in Italia e
all’estero, vari dignitari della Massoneria tentano di intrattenere con la
Chiesa dialoghi miranti sia a una qualche forma di cooperazione filantropica e
culturale, e sia ad una dichiarazione di compatibilità o di doppia appartenenza
cattolico-massonica. Ovviamente i massoni cercano per lo più di agganciare ecclesiastici
colti e “aggiornati” come quelli che ora vengo a presentare.
Nel 1980 l’editrice
massonica Atanòr di Roma pubblica il
libro «Noi cattolici noi massoni», a
cura di P. Giovanni Caprile S.J. (1917-1993), Don Rosario Francesco Esposito S.S.P.
(1921-2007), P. Michel Riquet S.J. (1898-1993),
tre sacerdoti protagonisti, dopo il Concilio Vaticano II, di dialoghi catto-massonici
ambigui e fuorvianti. Tutti e tre hanno sostenuto la perfetta compatibilità tra
la Chiesa Cattolica e la Massoneria sedicente regolare
e tradizionale. Purtroppo quei tre studiosi non hanno condotto un’analisi critica
di riti, rituali e scritti massonici di natura iniziatica, limitandosi invece ad
accogliere acriticamente dichiarazioni e rassicurazioni di parte massonica.
P. Caprile, che fino al 1960 era un apologeta antimassonico, scrive
che la partecipazione al Concilio lo ha «trasformato», gli ha fatto acquisire
«una mentalità nuova», «un atteggiamento molto diverso, molto più possibilista,
molto più aperto verso la Massoneria» (p. 23). Egli sottolinea che quella «mentalità nuova»
ha raggiunto livelli colti e alti nella Chiesa (cf. pp. 61-62).
P.
Caprile presenta un caso di morale dandone una soluzione soggettivista e relativista:
«Quindi,
in concreto, oggi come mi regolo quando qualcuno mi viene a domandare: “Io sono
un buon cattolico, praticante; posso essere massone? Posso iscrivermi a una
loggia?”. Mi regolo rispondendo così: “Guarda, io non te lo posso dire. [...].
Io non posso darti i consigli definitivi, ma solo un certo orientamento. Devi
decidere tu, in coscienza; nella loggia effettivamente non trovi – e te ne
danno garanzia – nulla che mal si concili con la tua coscienza cattolica. In
questo caso ti puoi iscrivere. Se hai motivi seri ti puoi iscrivere”» (p. 32).
Eppure P. Caprile era al corrente di alcuni punti
problematici nella Massoneria: il «valore supremo della ragione umana», la «Gnosi»,
il dogmatismo rimproverato alla Chiesa, l’esoterismo (cf. pp. 33-35).
Quel libro riporta anche le interviste rilasciate a Radio
Vaticana da Don Esposito (27 gennaio 1980)
e da P. Caprile (02 marzo 1980). Don
Esposito afferma che tra Chiesa e Massoneria «è avvenuta la riconciliazione»
(p. 109).
P. Caprile commenta la lettera (ambigua) del 19 luglio 1974, inviata ad alcune Conferenze
Episcopali dal Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), Card.
Franjo Seper (1905-1981). P. Caprile riassume così quella lettera:
«[...] se in qualche nazione ci sono
delle Associazioni massoniche o analoghe alla massoneria, le quali si
propongono delle attività sociali, anche di formazione, e così via, ma non
hanno scopi di lotta alla Chiesa, queste Associazioni massoniche o analoghe
alla massoneria, non rientrano più sotto la scomunica. Quindi un cattolico, in
genere, può iscriversi ad esse senza essere scomunicato» (p. 118).
Il gesuita P. Michel Riquet afferma che sin dall’inizio
degli Anni Sessanta egli è convinto che le massonerie anglosassoni non cadano
nella scomunica prevista dal can. 2335 dell’allora Codice di Diritto Canonico
(pp. 121-126). Secondo P. Riquet la scomunica avrebbe una «portata limitata»
(p. 131), cioè non riguarderebbe tutti i cattolici iscritti alla Massoneria. P.
Riquet diffonde queste sue idee tra i Vescovi francesi. Egli ritiene che le
Grandi Logge di Inghilterra, Scozia, Irlanda, e la «Grande Loge Nationale
Française» (GLNF) non incorrano nella pena del can. 2335 (cf. p. 137).
Ancora per quanto riguarda il libro «Noi cattolici noi massoni», trovo invece molto più interessanti i
contributi di alcuni massoni che si firmano «Fr. Ruggiero» (napoletano), «Fr.
Alfredo» e «Lazzaro». Infatti sono proprio
loro a far comprendere l’oggettiva incompatibilità tra Massoneria e Chiesa.
Vediamoli in sintesi.
Fr. Ruggiero sostiene teorie esoteriche del celebre René
Guénon (1886-1951), gnostico, massone della Grande
Loge de France, sufi.
Fr. Ruggiero condivide con Guénon concetti quali: «gnosi»,
«Tradizione primordiale», «influenza spirituale», «restaurazione dello “stato
primordiale” (quale quello che esisteva nel biblico “Eden”), condizione fondamentale e necessaria affinché l’uomo possa
ricongiungersi ed identificarsi col “Principio”»
(cf. pp. 46-47).
Fr. Ruggiero presenta ed elogia come massone cattolico il Fr. Italo Gentile, autore del libro «Esoterismo essoterico dei Rosa+Croce» (Firenze
1967). Fr. Ruggiero dice che Gentile
propugna la pace tra Chiesa e Massoneria (cf. pp. 14-15)... Però Fr. Ruggiero non dice che in quel libro
Gentile 33° propone ed elogia l’umanesimo
gnostico, il cristianesimo rosacrociano, la Gnosi dualista (pp. 63-67).
Il massone Fr. Alfredo non accetta i dogmi cattolici, nega
la verginità della Madonna e ritiene che Gesù sia soltanto un grande uomo, un
Iniziato (cf. p. 74). Fr. Alfredo afferma che il Grande Architetto
dell’Universo non è il Dio ebraico-cristiano, ma è solo un’entità filosofica
che ciascun massone è libero di intendere come vuole (cf. pp. 74-75).
Quasi in risposta al Fr. Alfredo, Fr. Ruggiero cerca di
difendere il culto alla Madonna, alla
Madonna nera, alla “Vergine”, precisando che lei è menzionata nelle tradizioni pre-cristiane (egizia, babilonese,
greco-romana...) e dai Rosa+Croce...
Secondo Fr. Ruggiero, la
Vergine è in ognuno di noi, e perciò appartiene alla Massoneria; vergine è
l’anima con cui Dio si congiunge
(cf. pp. 77-78)... È chiaro che la “mariologia” del massone Fr. Ruggiero è
esoterica e gnostica.
Nella «Conclusione» del libro, un certo Lazzaro vede nella Chiesa «profondi
mutamenti». Secondo lui nel nuovo
approccio massonologico di P. Caprile e di Don Esposito si può vedere «l’influenza
della “svolta antropologica” del gesuita Karl Rahner » (p. 141).
Tuttavia Lazzaro riconosce che nel dialogo con la
Massoneria, ci sono punti difficili, ossia «aspetti fondamentali non ancora
affrontati: la gnosi, l’esoterismo, i dogmi ed il valore supremo della ragione.
Su questi argomenti avverrà lo scontro finale» (pp. 142-143).
A quanto mi risulta i Padri Caprile, Esposito e Riquet, non
hanno approfondito quegli «aspetti», né hanno
ritrattato il loro ottimismo filo-massonico. Comunque, almeno in Italia, non
tutti i gesuiti condividevano quella linea filo-massonica. Un certo Orio Nardi pubblicò un libro antimassonico
dal titolo «Il vitello d’oro: l’altra
faccia della storia» (Linea Diretta, Milano 1989). Dietro Orio Nardi si nascondeva il gesuita P. Vittorio
De Bernardi ? All’epoca P. De
Bernardi era direttore responsabile della rivista «Spirito e Verità», di proprietà dei Gesuiti della Provincia Veneto-Milanese.
Su quella rivista, nel numero di
agosto-settembre del 1984, troviamo
l’articolo di Diogene, «Il satanismo, una fede a rovescio» in cui si afferma che il luciferismo
massonico non è un’invenzione di Leo Taxil, ma che davvero negli alti gradi
massonici viene professata «la religione massonica» che venera «Lucifero» come
vero «Dio», contro il crudele «Adonai» (cf. pp. 227-229).
Già nel novembre 1976,
la rivista «Spiritualità» (la cui
sede era quella dei Gesuiti: Piazza San Fedele 4, Milano) pubblica come
supplemento l’opuscolo di A.Z., «La
fucina della rivoluzioni» in cui,
tra l’altro, si collega la Massoneria al luciferismo (cf. pp. 13-19).
Infine, nel 1983,
gli sforzi degli autori di «Noi cattolici
noi massoni» verranno respinti dalla
Dichiarazione della CDF, firmata dal Prefetto Card. Joseph Ratzinger, in cui si
ribadisce l’incompatibilità tra Fede cristiana e Massoneria.
Forse è anche a causa di quel documento che il futuro Papa
Benedetto XVI avrebbe incontrato tanta opposizione durante il suo non lungo Pontificato?
lunedì 13 marzo 2017
Molti nostri lettori conosceranno un caro amico, padre Raffaele Talmelli. La sua comunità sta restaurando un antico monastero, Santa Maria dell’Olivo a Maciano (RN) e bussa alla porta della nostra generosità.
Domenica prossima, 19 marzo, alle ore 16, la storica compagnia Straferrara effettuerà una recita straordinaria, Cabarè frarés, alla Sala Estense e il ricavato sarà devoluto a questo progetto. Qui sotto la locandina dell’evento e una lettera di padre Raffaele agli amici ferraresi (cliccare per ingrandire).
«Teologia della liberazione» anno 1971
P. Paolo M. Siano
«Teologia della liberazione» anno 1971
Quattro anni fa (2013) lessi in un articolo on-line: «Tra Vaticano e Teologia della Liberazione scoppia la pace.
Dopo le condanne degli anni Ottanta, gli eccessi e le incomprensioni, la TDL
ottiene piena cittadinanza nella Chiesa»[1].
La notizia mi lasciò un po’
perplesso ma non ci badai troppo, preso com’ero da altre priorità. Poi, uno o due anni dopo, mi capita tra le
mani il libro «Teologia della liberazione. Prospettive», Queriniana, Brescia 1972,
ossia la versione italiana di «Teologia de la liberacion. Perspectivas»
(1971), il cui autore, P. Gustavo
Gutierrez OP (vivente), è uno dei padri fondatori di quella “teologia”. Leggendolo
mi sono convinto che le radici di quella Teologia
della Liberazione (TdL) anno
1971, quella “delle origini” per intenderci, attingono non solo o non tanto
da un certo filo-marxismo, quanto piuttosto da quella che oso definire GNOSI NEO-MODERNISTA. In
queste poche righe espongo in modo schematico e sintetico quelli che ritengo gli
elementi fondamentali di «Teologia
della liberazione» anno 1971 (neretto mio), che citerò con la
sigla TdL-1971. Non so se P. Gutierrez sostenga tuttora i punti che
vengo a esporre. Mi interessa piuttosto
porre in rilievo che ancora oggi, a distanza di circa 40 anni, certi ambienti
ecclesiali e teologici (non necessariamente della TdL) sembrano proprio
ispirarsi a quei punti. Eccoli.
1) Pregi incerti
e apparenti.
È lodevole lo zelo dell’Autore e di tanti altri cristiani per
la «liberazione» dell’America Latina dallo stato oggettivo di oppressione e
sfruttamento, il loro anelito alla solidarietà con gli oppressi (p. 6). Nel
libro si parla di: Gesù, redenzione, Vangelo, Regno di Dio, escatologia... Purtroppo queste
bellissime parole sono inserite nel quadro di un’ermeneutica problematica,
animata da princìpi e pregiudizi ideologici in antitesi con la sana metafisica,
con il Dogma della Fede, con l’autentica Teologica cattolica e con la vita
della Chiesa.
2) Maestri per la TdL-1971
Sono autori in distonia con la sana filosofia metafisica e
con la teologia cattolica: Cartesio, Kant,
Hegel, Marx, De Lubac («Surnaturel»,
1947), Karl Rahner, Schillebeckx, Cox, Metz, il
guerrigliero spretato P. Camillo Torres... (pp. 23-25, 36-37, 78-79, 256, 262).
3) Rottura
col passato. Progressismo & “new age”
Secondo la TdL-1971: «Diventa necessaria una revisione radicale di quello che è
stata e che è attualmente la chiesa» (p. 248). La Chiesa deve uscire da un’ottica costantiniana ed
«ecclesiocentrica», non deve ripiegarsi su stessa ritenendosi «il luogo esclusivo
della salvezza» e «l’unica depositaria della verità religiosa»... Occorre una «rottura» da tale mentalità
del passato preconciliare (pp. 252-256). Occorre «fiducia nel futuro»; l’uomo di oggi deve guardare a «l’uomo di domani»... Si sta entrando in
«una nuova era»; si è in attesa di
una «epifania dell’uomo» (p. 209)...
La teologia dev’essere «teologia del
futuro» per costruire un mondo
migliore (pp. 24-25)... La TdL-1971 vuole «la creazione di un uomo nuovo» (pp. 144, 185, 210), uomini nuovi «all’altezza del nuovo mondo» che verrà (p. 145). Ma è
necessaria «una rottura con le
nostre categorie mentali» (p. 204), «una
nuova coscienza ecclesiale» (p. 251), per
liberarsi del tutto dalla «mentalità tradizionale», dall’«esclusivismo»
dell’«Extra Ecclesia nulla salus» (pp. 59-61) e dal «narcisismo ecclesiastico» che
cerca ancora condizioni favorevoli all’azione della Chiesa nel mondo (p.
62)...
4) Teologia
liquefatta tra criticismo, gnosi e immanenza
Accogliendo la “filosofia
trascendentale” di Karl Rahner, la teologia è concepita (anche da TdL-1971)
come una sistematica e permanente riflessione
critica su se stessa, sui propri
fondamenti, sulla Chiesa, sulla società (pp. 20-21). La teologia, per la TdL-1971,
dev’essere finalizzata alla liberazione sociale, alla liberazione della Chiesa e
dell’uomo dal «feticismo» dottrinale
e dal «narcisismo» (p. 22), poiché (sempre secondo TdL-1971) una teologia legata a verità definite per
sempre, diventa sterile (pp. 22-23)... Un
Gesù ieratico, sacrale, teologico, trascendente, non è umano, non è storico,
non è reale (p. 227)...
5)
Irreversibilità e positività
della secolarizzazione e dell’apertura al mondo
La Chiesa deve prendere «coscienza del mondo» e nel mondo (pp. 258-260). «La chiesa è del mondo; in un certo
senso, la chiesa è il mondo» (pp.
78-79). L’apertura al mondo è
irreversibile (p. 273). Per rinnovarsi la Chiesa deve «convertirsi a questo mondo» (p. 258). Il primato spetta all’azione, all’esistenza cristiana, non alla
dottrina o all’ortodossia... La
Chiesa si è preoccupata per secoli «di formulare delle verità» invece di costruire «un mondo migliore»...
La pastorale della chiesa non si deduce
dalla dottrina o dalla teologia (p. 21)... La secolarizzazione
antropocentrica (distacco dalla tutela religiosa e metafisica) è processo irreversibile che «favorisce una
maggiore pienezza cristiana» (pp. 71-72) e «se prima si aveva la tendenza a
vedere il mondo partendo dalla chiesa, oggi si nota quasi il fenomeno inverso: la chiesa è vista partendo dal
mondo» (p. 72).
6)
«Antropocentrismo» & Gnosi
La teologia dipende
dal divenire storico della Chiesa. La TdL-1971 si fonda sulla “svolta
antropologica” di Karl Rahner (pp. 11.15-16) secondo cui ogni uomo, è già tempio di Dio, è già in grazia di Dio, dunque non
esiste più l’uomo profano (pp. 189-191), e ogni uomo è già salvo. Ogni uomo. Nell’ottica rahneriana e della TdL-1971
cade «la distinzione dei piani»:
Chiesa e mondo, chierico e laico, sacro e profano, naturale e soprannaturale...
La distinzione, oggi, è ritenuta rigida,
superata, priva di dinamismo... Così i confini tra i due termini «diventano
più fluidi», per cui il
soprannaturale e naturale si identificano, l’uno diviene l’altro... La grazia (soprannaturale) è già in ogni
uomo, ogni uomo è già «segnato dalla grazia». Ecco allora il «cristianesimo anonimo»! Non ha più senso parlare di ‘fine
soprannaturale’, ‘vocazione soprannaturale’. L’impegno (naturale) di
liberazione socio-politica assume de
facto valore (soprannaturale)
salvifico, escatologico (pp. 63-80)... «Se l’umanità, se ogni uomo, è tempio vivo di Dio, allora incontriamo Dio nell’incontro
con gli uomini, nell’impegno col divenire
storico dell’umanità» (p. 191).
7) Peccato = ingiustizia sociale e povertà
Gutierrez sembra ridurre il «peccato» a «fatto sociale», a sfruttamento
politico, economico e sociale dell’uomo e dei popoli. Combattere il peccato
vuol dire lottare contro questo sfruttamento, realizzare «una liberazione
politica» (pp. 180-181). I peccati individuali, anche se gravi, sembrano non
avere alcuna importanza per la TdL-1971.
Gutierrez osserva che nella
Chiesa si assiste a una più radicale testimonianza di povertà, specie in
ambienti religiosi di nuova fondazione (p. 281). Eppure, secondo lui, vedere la povertà come un ideale positivo
ed evangelico contraddice lo sforzo di eliminare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo... Secondo Gutierrez, la Bibbia condanna la povertà materiale (pp. 281-283)...
Espressioni come “chiesa dei poveri”, usata da San Giovanni XXIII, hanno sapore paternalistico (p. 285)... Secondo
Gutierrez la povertà cristiana deve consistere
nella solidarietà coi poveri per lottare con essi contro la povertà, la
miseria, l’ingiustizia (pp. 296-297). La conversione, nella spiritualità TdL-1971,
è convertirsi all’uomo oppresso (p. 204).
8) Escatologia immanente
Nonostante le buone intenzioni conclamate dall’Autore, l’escatologia
sembra de facto ridotta all’immanente,
all’impegno di liberazione socio-politica. Sembra che i Novissimi non abbiano
più senso né incidenza negli schemi della TdL-1971 (pp. 150, 170, 211-220).
«Appare chiaro, oggi, che la finalità della chiesa non è di salvare nel senso
di “assicurare il cielo”» (p. 251).
Una riflessione.
Concludo
queste brevi note con una riflessione personale, ma credo condivisa anche da
altri.
Gli ecclesiastici, i religiosi e i laici che in questi
lunghi decenni hanno assimilato ben bene i princìpi TdL-1971
sopraesposti (tutti o in parte), non possono non augurarsi che noi Francescani
dell’Immacolata (FI) di P. Manelli, Frati e Suore, agli antìpodi da una tale
TdL (es.: in fatto di dogmatica, liturgia, marianità, spiritualità, vita
consacrata, povertà comunitaria, apostolato...), veniamo “ri-formati”, ossia deformati
(anzitutto nella forma mentis e nel
nostro essere e agire come FI) e, de
facto, progressivamente annientati.
L’Immacolata, novella Ester, protegga i Suoi figli devoti!
P. Paolo M. Siano
lunedì 6 marzo 2017
Satanismo & “massoneria nera” in Italia ?
Esattamente vent’anni fa, sul quotidiano «Il Messaggero», un
paio di articoli («Sesso, droga,
violenze. Nel cuore di Roma», mercoledì 19 febbraio 1997, p. 31; e «“Così
Satana mi rubò l’anima”», 20 febbraio 1997) rivela l’esistenza di un gruppo
satanista operante da circa un ventennio intorno alla zona di San Giovanni in Laterano
(Roma). Il primo articolo offre maggiori
informazioni. Una donna, A.T., racconta che dal 1987 il marito E.I. è stato invischiato
in quella setta satanica dedita a orge, ipnotismo, pedofilia, droga, ricatti,
reclutamenti. Dal 1990 E.I. non parla d’altro che della «setta gnostica» che
frequenta.
A.T. finge di assecondare il marito e riesce a procurarsi i
nomi dei 32 membri, tra cui «ci sono avvocati, prostitute di alto bordo,
professionisti, artigiani, sparsi tra il centro storico e i quartieri
residenziali» di Roma.
A.T. spedisce un memoriale e documenti alla Procura di Roma,
un memoriale anche al GRIS di Bologna. La donna contatta anche qualche strano
sacerdote e fa perdere le sue tracce. Per telefono A.T. sostiene tra l’altro:
«Dietro questa setta ci sono alcune frange della massoneria, ci sono uomini
potenti, complicità innominabili» (p. 31). A.T. è sfuggente; le sue dichiarazioni
vanno ben accertate dato che la verità giudiziaria esige solidi riscontri; data
la materia insidiosa, le indagini sono ovviamente difficili. Sembra che la
denuncia di A.T. non abbia avuto un gran seguito e così il “caso Laterano” è
finito forse già prima di cominciare.
Molto più interessante appare invece il libro-inchiesta
della giornalista Elena Testi, collaboratrice
del Corriere dell'Umbria: «Il
Satanismo in Umbria. La trama nera e il mostro di Foligno», Intermedia
Edizioni, Orvieto 2012. L’autrice ha anche contattato vari satanisti.
Nel libro si parla, tra l’altro, della morte di Cecilia
Gatto Trocchi (1939-2005), studiosa anti-sette, anti-satanista e anti-massonica,
docente di Antropologia culturale alle Università di Chieti, Roma e Perugia. Secondo
la versione ufficiale, la studiosa si è tolta la vita gettandosi l’11 luglio dal
5° piano (lei che abitava al 1°) poiché depressa dalla morte del figlio
Massimiliano, dapprima sfuggito a un pesante incidente d'auto, e poi deceduto nel
giugno 2003 per leucemia. Seguace del metodo dell’ “osservazione partecipante”,
la prof. Gatto Trocchi si era affiliata a decine di sette magico-esoteriche
(per poi smascherarle) e aveva ricevuto anche minacce di morte con telefonate, gatti
neri morti e bamboline voodoo rinvenuti in giardino... (cf. Massimo Lugli, «Suicida l’antropologa Gatto Trocchi», in
«Repubblica», 13 luglio 2005).
La giornalista Testi scrive nel suo libro:
«C'è però qualcosa che non convince, una
vicenda che ha dell'irreale. All'interno del mondo settario si vocifera che la
Gatto Trocchi in realtà sia stata uccisa; troppi nomi, troppe verità nascoste
che ben presto sarebbero state sbattute sulle più importanti testate nazionali.
La sua ultima apparizione alla TV risale al 27 febbraio del 2004; sembra
tranquilla e combattiva come sempre nella trasmissione "Enigmi"
mandata in onda da Rai 3. Parla in
maniera lucida e razionale, fino a quando il conduttore la prega di non fare
nomi e di tacere l'identità dei politici e delle persone di potere che fanno
parte di tali sette. Annuisce Cecilia, e di quelle persone non ne descrive
neanche l'ambiente preciso, ma lei quei soggetti sembra conoscerli. Dei suoi
appunti, dopo la morte, neanche l'ombra. I suoi collaboratori brancolano nel
buio più assoluto. In tanti, ricercatori e giornalisti in particolare, sono
andati alla ricerca di quei testi mai più ritrovati. Che si siano dissolti nel
nulla? E se in realtà quei nomi avessero rivelato un fenomeno molto più
importante rispetto a quello che si pensa? E perché chi milita nelle sette
sataniche è fermamente convinto che non si sia trattato di un semplice
suicidio? C'è chi parla di Massoneria
Nera, la più potente e crudele che esista»[1].
[Testi non precisa che in quella puntata di “Enigma”, Gatto Trocchi parlò apertamente
di Massoneria & satanismo].
Testi riferisce un'«intervista segreta» rilasciata da un
satanista in un locale di Perugia; il personaggio ammette che a Perugia i
satanisti «sono in molti», «non pochi e sono uniti alla Toscana» (p. 56). Alla domanda (su riti satanici) «
[...] è vero che uccidono anche le persone?», la risposta del satanista è: «Sì,
ma non sono prettamente satanisti, quello è il gradino più alto. Quello in cui
devi arrivare tu se ti giochi le carte giuste. Entrare a far parte della
Massoneria Nera, la più potente che c'è. Quella che ha fatto fuori la Gatto
Trocchi, sapeva troppe cose e certa gente si dovrebbe fare le sue. Tanto puoi
parlarne quanto vuoi ma la gente ha paura e volta la testa da un'altra parte»
(p. 57).
Alla domanda: «Ma chi sono questi» [cioè i membri della
«Massoneria Nera»], quel satanista risponde:
«Mica ti posso fare i nomi. Non voglio
morire. Comunque gente potente ed in vista anche nella nostra città. Mica come
quelli del Grande Oriente, di loro non sospetterebbe nessuno. Hanno delle
tenute anche fuori dalla città dove possono fare i loro comodi. È gente
pericolosa però. Un giorno puoi essere nelle loro grazie. Il giorno dopo
all'inferno. Rimane il fatto che ti spalancano qualsiasi porta» (p. 57).
Testi riporta anche le seguenti dichiarazioni di una satanista:
«Anche da me sono venuti spesso esponenti della massoneria,
a volte persone ottime, altre volte
molto invadenti che quasi sembrava volessero costringermi a far parte della
massoneria, arrivando persino a minacciare. Ora, non so se siano casi isolati o
se questo sia un modus operandi massonico, nella massoneria c'è chiunque e non
sapendo con certezza se chi è dietro ad uno schermo è realmente parte di quel
qualcosa, non posso dare giudizi in merito, anche se la cosa mi ha fatto
pensare» (p. 71).
Ovviamente nelle testimonianze qui citate non compaiono
affatto i nomi di quei presunti o sedicenti massoni, logge o grandi logge. Tutto
resta nella nebbia del vago e del mistero.
Più avanti, la Testi afferma che l'Umbria sembra essere
«terreno fertile» di satanismo e che vari satanisti le hanno confermato il
compimento di «abusi e sacrifici» nei loro riti (cf. pp. 113-115). Circa la
gerarchia delle sette sataniche, Testi scrive:
«Alcuni adepti hanno confermato un legame con la massoneria
nera, sottolineando la sua assoluta potenza in Umbria e confermando l'uccisione
di persone scomode o sacrifici umani» (pp. 115-116). Nei riti satanici «si
registrano numerosi casi di omosessualità e pedofilia» (p. 116). L’autrice afferma:
«l'Umbria vanta un consistente numero di persone scomparse» (p. 116).
Insomma, in Umbria, terra luminosa di Santi (San Francesco,
Santa Chiara, S. Veronica Giuliani, ecc.), esistono anche ambienti oscuri.
Vien da chiedersi: che cos’è la cosiddetta “Massoneria
nera”? Anni fa alcuni “bloggers” come l’Avv. Paolo Franceschetti e Fabio
Piselli (ex parà Folgore, ex consulente di sicurezza e di polizia giudiziaria)
hanno descritto in modo vago la “Massoneria nera” come una massoneria deviata,
oscura, satanica (http://paolofranceschetti.blogspot.it/2008/08/la-massoneria-nera.html).
Ma lo studioso (forse anche l’inquirente) vorrebbe saperne di più:
denominazione ufficiale, gerarchia, riti, gradi, simbologia, ubicazioni, ecc.,
di tale presunta “Massoneria nera”. Lo
studioso non può pretendere che Maestri o Adepti vengano a dirglielo e – a mio
parere – è bene non arrischiarsi ad un’ “osservazione partecipante”... Forse potrebbe
essere una missione per agenti infiltrati dei Servizi o delle Forze dell’Ordine?
Sarebbe una missione moralmente e fisicamente pericolosissima, dagli esiti
investigativi e giudiziari molto incerti.
P. Paolo M. Siano
[1] Elena
Testi, Il Satanismo in Umbria. La trama nera e il mostro di Foligno,
Intermedia Edizioni, Orvieto 2012, p. 48.
sabato 4 marzo 2017
Il risveglio di un gigante
Segnaliamo il film "Il risveglio di un gigante" sulla vita di Santa Veronica Giuliani che verrà proiettato nel Cinema Santo Spirito di Ferrara dal 10 a 13 marzo (per dettagli su date e orari cliccare nella locandina qui sotto).
La regia è di Giovanni Ziberna e Valeria Baldan, nel cast troviamo Diana Hobel, Abigail Pintar, Enrico Bergamasco, Mandy Marzari e Stella Blasizza.
Per il trailer cliccare qui: https://www.youtube.com/watch?v=cv70EPngAlU
«La vita straordinaria della mistica santa Veronica Giuliani, vissuta a cavallo tra XVII e XVIII secolo e accompagnata sin dall’inizio da segni soprannaturali, culminati con la stigmatizzazione a 33 anni, merita di essere conosciuta da un vasto pubblico. “L’anima più adornata di doni soprannaturali dopo la Madre di Dio”, come la definì Papa Leone XIII, è la protagonista del docufilm Il risveglio di un gigante, che attraverso la finzione cinematografica e una serie di testimonianze ci avvicina a una figura di cristiana esemplare, che ha molto da dire e da insegnare al nostro tempo tormentato e smarrito.» (da Il Timone di novembre 2016)
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